Chi ci vive da sempre fatica a misurare davvero la sua ricchezza di specie, quanto a numero e varietà, e persino gli ambienti più aridi come certi tratti di costa o le garighe dell'interno riservano continue piccole sorprese. Tra le mie piante preferite, simile al più comune asfodelo, la scilla marittima (Drimia maritima o Urginea maritima) è una liliacea alta anche un paio di metri che fiorisce proprio in questo periodo. Le sue spighe candide, sorrette da fusti eretti e grossi come un mignolo, spuntano da grossi bulbi (non a caso la scilla viene chiamata anche cipolla marina) carichi di un liquido dalle proprietà tossiche. In Italia è diffusa in molte aree costiere, spingendosi anche nell'entroterra - nel Lazio pure sulle alture degli Ausoni, per dire.
Dal punto di vista fotografico, le spighe della scilla marittima rappresentano quasi un caso-studio ideale per la ripresa dei fiori. Il loro portamento assolutamente verticale, i fiori composti, i raggruppamenti di individui con cui solitamente si presenta in natura, il colore bianco dei petali e viola dei fusti nonchè il contrasto tra la delicatezza dei primi e la lineare rigidità dei secondi, sono altrettanti elementi su cui lavorare per non scadere nella pura fotografia di documentazione. Che nel caso della macrofotografia ma certo non solo, come spiego nei miei corsi, è cosa ben diversa dalla fotografia naturalistica dove contenuto naturalistico e creatività devono (dovrebbero) poter convivere.
In ogni caso la mia preferita della sessione è quella che ho sbattuto in prima pagina, insomma in home.